Rendimento BTP Netto a 5 e 10 Anni: Come Calcolarlo

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Gli ultimi vent’anni sono stati contraddistinti da una vera e propria rivoluzione che ha investito il mondo socio economico e finanziario. L’impatto, assai violento, ha prodotto numerosi cambiamenti da più punti di vista.

In primo luogo il mondo della finanza e dei mercati si è sempre più globalizzato ed ha beneficiato della vistosa evoluzione delle piattaforme web che sono diventate protagoniste ed hanno modificato le abitudini dei risparmiatori sia per quel che riguarda le modalità di informazione sia per quel che concerne le possibilità di compravendita di strumenti finanziari.

Il vero cambiamento di rotta, però, ha riguardato il proliferare di prodotti finanziari sempre più complessi ed articolati che hanno invaso i mercati internazionali destabilizzando le abitudini consolidati dei risparmiatori più conservativi.


In Italia, ad esempio, il fenomeno è stato di proporzioni talmente grandi da essere totalizzante.

Con la fase di discesa dei tassi, infatti, gli Istituti di Credito hanno una vissuto una fase di erosione degli utili considerevole; la forbice tra tassi attivi e passivi, ridotta al lumicino, infatti, ha imposto una modificazione del business bancario non essendo più l’erogazione del credito sufficiente a produrre introiti ritenuti apprezzabili.

Per questa ragione sono stati creati e posti in commercio strumenti finanziari di nuovissima generazione dalle caratteristiche sempre più complesse. Tali strumenti hanno prodotto, da un lato un ricarico commissionale interessante per gli Istituti di credito e dall’altro hanno modificato le abitudini e le certezze dei risparmiatori italiani da sempre abituati ad investire in Titoli di Stato.

In questo particolare contesto finanziario sembra essersi assai ridotto il numero dei cosiddetti BOT people scarsamente attrattivi da un punto di vista remunerativo mentre destano ancora un qualche interesse per i risparmiatori i Titoli di Stato a tasso fisso con scadenze più lunghe.

Cerchiamo, ora, di scoprire cosa sono i BTP, come funzionano, come calcolarne il rendimento e quali rischi possono nascondere per i risparmiatori meno avvezzi alle dinamiche economiche.

Cosa sono i BTP

Con l’acronimo BTP si intendono i cosiddetti Buoni del Tesoro Poliennali ossia delle obbligazioni emesse dallo Stato Italiano aventi cedola fissa posticipata e pagata semestralmente ai possessori del titolo.

Da un punto di vista economico possiamo affermare che i BTP rappresentano una forma di finanziamento per le casse pubbliche. Il titolo obbligazionario, infatti, rappresenta un titolo di debito per l’ente che lo ha emesso e di credito per chi lo ha comprato il quale, di fatto, finanzia l’emittente pagando una certa somma e acquisisce il diritto di ottenere il rimborso del valore nominale del titolo più un corrispettivo economico.

Volendo definire meglio i contorni, dunque, il risparmiatore, acquistando un BTP, finanzia lo Stato Italiano che lo ha emesso e a, fronte del suo impegno economico, ottiene il diritto alla restituzione della somma alla scadenza del titolo oltre al pagamento di cedole di interessi fisse e costanti per tutta la durata del prestito.

La cedola di un BTP

Il tasso di interesse corrisposto al detentore del titolo viene chiamata cedola. Per quel che concerne i BTP, le cedole sono sempre a tasso fisso e vengono pagate con cadenza semestrale mediante accredito su un conto corrente collegato al deposito titoli su cui sono inseriti i titoli stessi.

Il tasso facciale indicato è sempre lordo ed è sottoposto a tassazione del 12,50%. Il tasso netto, dunque, va ricavato detraendo l’imposizione fiscale dal tasso lordo.

Le modalità di acquisto di un BTP

Il risparmiatore può acquistare un BTP in sede di emissione dello stesso (in asta) oppure successivamente, durante la vita del titolo stesso comprando l’obbligazione sul mercato secondario al prezzo di mercato battuto dal titolo in quel momento.

Poiché il risparmiatore non può negoziare direttamente sui mercati di riferimento, sarà obbligato a servirsi dell’opera di un intermediario autorizzato (Istituto di credito o società finanziarie abilitate) che applicheranno un ricarico commissionale a carico del cliente.

Le commissioni bancarie, espresse sempre in percentuale, naturalmente influiscono nel calcolo del rendimento di un titolo.

La scadenza di un BTP

Le emissioni di BTP prevedono scadenze di 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni.

Come calcolare il rendimento netto di un BTP

Il calcolo del rendimento netto di un BTP a 5 e 10 anni è lo stesso e tiene conto delle variabili di cui abbiamo parlato in precedenza.

Supponiamo, per comodità di calcolo, che oggi venga emesso dallo Stato italiano un BTP con scadenza 1 agosto 2029 (10 anni) e tasso facciale del 4% lordo.

Immaginiamo che il risparmiatore acquisti un valore nominale di Euro 10.000 di tale obbligazione in asta marginale al prezzo di collocamento di 100 e che per far ciò sostenga commissioni pari allo 0,10 percentuale.
Per acquistare il titolo il risparmiatore spenderà Euro 10.010 (valore del titolo maggiorato delle spese).

Il tasso netto che gli verrà corrisposto, invece, sarà determinato sottraendo dal 4% il 12,50% e sarà pertanto il 3,50% che gli garantirà 350 Euro all’anno per 10 anni.

Se il risparmiatore conserverà il titolo sino alla scadenza avrà percepito un rendimento netto del 3,49%. Tale risultato viene determinato dal 3,50% tasso cedolare a cui viene detratto 0,01 di commissioni bancarie sostenute per l’acquisto (0,10 diviso 10 anni di scadenza del titolo).

Supponiamo invece che il risparmiatore acquisti lo stesso titolo sul mercato secondario (MOT) il 1 agosto 2021 al prezzo di mercato di 99.
In questo caso per comprare il titolo spenderà Euro 9,909 (ossia 10.000 Valore nominale * 99 prezzo di mercato /100 + 0,10 di commissioni bancarie). Il flusso cedolare netto sarà sempre pari a Euro 350 annui (tasso netto del 3,50%). Supponendo che il risparmiatore porti a scadenza l’obbligazione, il 1 agosto 2029 gli verrà rimborsato il valore nominale del titolo che gli avrà generato un rendimento netto del 3,6125% ( 3,50 tasso cedolare +0,125 di plusvalenza in linea capitale su 8 anni di vita residua del titolo – 0,10 di commissioni annualizzate).

Volendo essere precisi, in realtà, bisognerebbe tenere conto che la plusvalenza realizzata in linea capitale viene sottoposta a capital gain pari al 12,5% e questo diminuirebbe leggermente il tasso netti dell’operazione.

Supponiamo, infine, che il risparmiatore acquisti il titolo sul MOT il 1 agosto 2021 al prezzo di 101 (sopra la pari) e lo mantenga fino a scadenza. In questo caso il rendimento netto del titolo sarebbe il 3,373% (3,50% tasso netto – 0,125 di minusvalenza in linea capitale calcolato su 8 anni – 0,10 di commissioni bancarie annualizzate).

Poiché a scadenza viene rimborsato il valore nominale l’operazione ha generato minusvalenza in linea capitale e non è soggetto a tassazione di capital gain.

Naturalmente la casistica è più ampia; noi per comodità di calcolo, infatti, abbiamo ipotizzato un acquisto il giorno di stacco cedole (il 1 agosto), ma potrebbe essere eseguita in qualsiasi giorno di calendario. In questo caso sarebbe necessario prestare attenzione a scorporare dal valore di acquisto finale quanto imputabile e riferibile alla quota interessi maturata dal titolo sino a quel momento (corso tel quel) per non incorrere in un valore alterato per difetto o eccesso del rendimento netto.