La costante discesa dei tassi di interesse riconosciuta ai risparmiatori dagli strumenti finanziari più conosciuti e acquistati,come i Titoli di stato, ha provocato un forte rivolgimento nelle abitudini e nelle competenze finanziarie anche degli operatori retail.
Alla ricerca di rendimenti sempre più interessanti, infatti, gli operatori hanno rivolto sempre maggiore attenzione a strumenti finanziari alternativi e relativamente poco conosciuti.
Per molti anni ad uso esclusivo dei professionisti del settore, i fondi comuni, rappresentano oggi una delle forme di investimento più diffuse ed hanno superato, soprattutto nel pubblico più giovane e con migliore conoscenza finanziaria, una certa ritrosia e diffidenza iniziale.
L’investimento in fondi comuni, infatti, può essere adeguato a molteplici categorie di risparmiatori; a seconda del comparto di investimento e dell’andamento del prodotto, parametrato al tempo di detenzione dell’investimento, può essere considerato una forma di impiego del denaro da cassettista o, al contrario, da speculatore.
Adatti al pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, i fondi comuni, sono generalmente apprezzati in relazione alla loro semplicità e liquidabilità.
Indice
Cosa sono i fondi comuni di investimento
Un fondo comune di investimento può essere definito come uno strumento finanziario collettivo. Normati da un punto di vista giuridico dal Decreto Legge n.58 del febbraio 1998, i fondi sono stati istituiti, nel nostro Paese, soltanto nel 1983 ed hanno, dunque, un trascorso ancora recente.
Volendo entrare nel dettaglio, possiamo precisare che i fondi comuni sono gestiti da società di gestione del risparmio (Sgr) aventi adeguata autorizzazione e titolo il cui compito è quello di raccogliere ed accumulare somme di denaro provenienti da più risparmiatori. Tali somme vengono investite, come patrimonio unico, in differenti categorie di attività finanziare, nel rispetto delle regole e nell’ottica di contenere i rischi legati all’investimento stesso.
Sono, dunque, tre gli attori che intervengono nel momento in cui si effettua una sottoscrizione di fondo comune:
1. Il fondista (o sottoscrittore) è il risparmiatore che, mediante conferimento di una certa somma di denaro contro attribuzione di un certo numero di quote del fondo (calcolate dividendo l’ammontare conferito per il valore della quota del fondo al momento della sottoscrizione) diventa a tutti gli effetti un partecipante del fondo;
2. La Banca depositaria ossia l’Istituto di credito che materialmente detiene le quote di fondo comune sottoscritto e vigila sulla regolarità delle operazioni;
3. La Società di Gestione del Risparmio (Sgr) che, costituita da professionisti del settore, stabilisce le regole del gioco, gli obiettivi di rendimento e si occupa, materialmente, di acquistare le attività finanziarie che fungono da sottostante del fondo.
Fondi aperti e Fondi chiusi
A seconda della loro natura, i fondi comuni di investimento, possono essere aperti oppure chiusi.
I fondi comuni aperti sono uno strumento finanziario molto liquido; la sottoscrizione ed il rimborso sono liberi e possono avvenire in qualsiasi momento e, per questa ragione, il sottostante del fondo è costituito da strumenti finanziari quotati su mercati ufficiali.
I fondi comuni chiusi, al contrario, sono strumenti estremamente rigidi poiché sia la sottoscrizione che il rimborso possono avvenire in determinate finestre temporali. Per questo motivo il sottostante del fondo è costituito da attività finanziarie illiquide come, ad esempio, immobili.
Fondi a benchmark e fondi flessibili
In relazione a quanto stabilito dal prospetto informativo dello strumento finanziario possiamo avere fondi comuni con benchmark dichiarato (ossia un parametro di riferimento finanziario che obbliga i gestori del fondi ad investire esclusivamente in un mercato o settore) oppure fondi flessibili (per i quali non esiste un benchmark ed i professionisti possono investire sulle attività finanziarie che ritengono maggiormente appetibili al momento).
Categorie di fondi comuni
In base al sottostante contenuto nel patrimonio del fondo (tipologia di attività finanziarie) possiamo avere:
1. Fondi monetari che investono in strumenti obbligazionari con vita residua non superiore ai 6 mesi;
2. Fondi obbligazionari che investono in bond governativi o societari con diverse categorie di rating e vita residua variabile;
3. Fondi bilanciati che investono in strumenti azionari e strumenti obbligazionari con peso percentuale variabile;
4. Fondi azionari il cui sottostante è costituito da azioni o indici azionari.
Esistono inoltre alcune categorie di fondi comuni che possiamo definire fondi settoriali. Essi investono il proprio patrimonio esclusivamente su un certo comparto di investimento. Ne sono un esempio i fondi comuni tecnologici oppure sui titoli farmaceutici.
Per quanto superfluo, è necessario precisare che ogni fondo comune presenta un proprio indicatore sintetico di rischio e, per questo motivo, è impossibile paragonare scientificamente fondi comuni differenti anche se appartenti alla stessa categoria Assogestioni.
I costi di un fondo comune
Nell’ottica di una sempre maggiore trasparenza sui costi appliacati agli strumenti finanziari, la MIFID 2 ha reso obbligatoria l’elaborazione dei KIID (documento che riepiloga chiaramente i ricarichi commissionali applicati sul prodotto) che deve essere messo a disposizione del risparmiatore prima della sottoscrizione.
Volendo semplificare le principali categorie di costi sono così identificabili:
1. Commissioni di ingresso. Pagata all’atto della sottoscrizione è generalmente espressa in misura percentuale sul totale investito;
2. Commissioni rimborso. Sono l’equivalente di quelle di ingresso, ma sono meno diffuse.
3. Commissione di gestione. Si tratta probabilmente del ricarico commissionale più infido e meno conosciuto dai risparmiatori. Si tratta di un costo annuo addebitato in misura percentuale per la gestione del fondo. Il costo viene solitamente addebitato sul valore netto di quota del fondo e può sfuggire ad un occhio disattento.
4. Commissioni di rendimento. Si tratta di costo aggiuntivo, non previsto su tutti i fondi, espresso in percentuale ed applicato in caso di extra rendimento registrato dal fondo stesso.
Vantaggi dell’investimento in fondi comuni
Tra i motivi per cui può essere conveniente investire in fondi comuni la professionalità dei gestori è senza dubbio un elemento di fondamentale importanza. L’abilità del gestore, infatti, si può tradurre in un maggior rendimento, in una migliore asset allocation e diversificazione del proprio patrimonio ed in un contenimento del rischio.
Da un punto di vista giuridico, infine, il patrimonio del fondo è indipendente rispetto a quello della società di gestione del risparmio; per questo motivo non è aggredibile da eventuali creditori della Sgr e tale precisazione rappresenta senza dubbio uno maggior tutela per il risparmiatore.
La lunga serie di controlli a cui è sottoposto il fondo comune, inoltre garantisce il sottoscrittore in merito alla trasparenza delle operazioni messe in atto. Non garantisce, purtroppo, nè il capitale investito nè, tanto meno, l’eventuale interesse percepito.