Esempio lettera di dimissioni in buoni rapporti

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Ci sono situazioni in cui si ha la “fortuna” di avere una nuova opportunità lavorativa, ma ci si trova anche nella condizione di dover rassegnare le dimissioni al datore di lavoro attuale.
Ovviamente un po’ di paura nell’affrontare questa situazione, è lecita, soprattutto se non si ha intenzione di creare discussioni. Vediamo quindi insieme come redarre una lettera di dimissioni per rimanere in buoni rapporti.

Parlare con il “capo”

In base all’ambiente lavorativo, il capo dell’azienda potrebbe non essere la persona a cui rassegnare le dimissioni perché ad esempio, in strutture grandi e complesse, la persona che si occupa di tali pratiche, è il responsabile delle risorse umane. Nel caso ci si trovasse in questa condizione, è buona abitudine comunicare preventivamente le intenzioni proprio al “capo”, onde evitare si ritrovi la “sorpresa” sulla scrivania oppure, peggio ancora, che lo sappia per bocca di qualche collega. È una questione di correttezza, e di rispetto della gerarchia, quindi paradossalmente, i colleghi dovranno essere le ultime persone che verranno a conoscenza delle dimissioni.

Un secondo consiglio dettato solamente dal buon senso, è quello di non improvvisare la chiacchierata con il capo, ma di pianificarla, magari fissando un appuntamento per un colloquio. Se la comunicazione improvvisa dovesse avvenire nel momento sbagliato, potrebbe inficiare sulle intenzioni di mantenere i buoni rapporti.


Una volta parlato con il titolare, si potranno prospettare tre tipologie di situazioni:

la stretta di mano: probabilmente la reazione più professionale, ci si augura il meglio da entrambi le parti appunto con una semplice stretta di mano;
il risentimento del capo: può succedere che il capo possa risentirsi delle dimissioni, soprattutto se ha investito molto sulla persona che le rassegna. In questo caso i buoni rapporti sono purtroppo da dimenticare;
trattativa: la risposta alle dimissioni è una controfferta da parte dell’azienda.

Per quanto possa sembrare paradossale, lo scenario più complesso da gestire è quello dove si verifica una controfferta perché, se da una parte le condizioni potrebbero essere ritenute interessanti, dall’altra oramai il rapporto di fiducia risulterà inevitabilmente compromesso, con quello che ne può conseguire.

Le dimissioni volontarie: la lettera

Una volta affrontato il colloquio con il capo, come già detto da farsi per un discorso di correttezza, rimane da redarre la lettera di dimissioni. Partiamo dal presupposto che in Italia, dall’anno 2016, per rassegnare tali dimissioni, si dovrà compilare un modulo online, come stabilito dal Jobs Act. Questa misura è stata adottata per evitare quei casi estremi dove un datore di lavoro fa compilare preventivamente all’assunzione una lettera in bianco e senza alcuna data, tipico strumento di ritorsione.

La lettera di dimissioni non assume più quindi un valore legale, ma solamente un valore formale atto a preservare i buoni rapporti. Da tenere presente che la prima cosa a cui si dovrà pensare quando si fa una lettera, è il preavviso. Ovviamente dare il preavviso non è obbligatorio, seppur stabilito nel contratto, e nel caso non si volesse farlo, l’azienda potrà detrarre dalla liquidazione i giorni non lavorati. Ma stiamo parlando di buoni rapporti, quindi è un’azione da farsi sempre in prospettiva del conservare un buon ricordo, perché si da al capo il tempo materiale per organizzarsi, e trovare il “successore“.

Il preavviso, come anticipato, potrebbe essere stabilito nel contratto firmato ad inizio collaborazione, ma in caso contrario, il buon senso suggerisce che lo si faccia corrispondere ad almeno un ciclo di paga. Per fare un esempio, se si percepisce lo stipendio ogni due settimane, il preavviso dovrebbe avere la stessa tempistica.

Come redarre la lettera di dimissioni in buoni rapporti

Alcuni consigli per redarre al meglio una lettera per preservare i buoni rapporti:

lettera breve e coincisa: inutile essere prolissi e troppe argomentazioni potrebbero lasciare spazio ad interpretazioni differenti;
indicazione della data dell’ultimo giorno lavorativo;
le motivazioni: nel caso si fosse già parlato con il titolare, spiegando le motivazioni a voce, sarà inutile ribadirle nella lettera;
ringraziamenti per l’opportunità e, nel caso ci fossero stati aspetti positivi degni di nota, sottolinearli.

Se tutta l’operazione si sarà svolta secondo il buon senso, allora questo sarà il momento giusto a cui comunicare ai colleghi l’uscita, senza parlare però degli aspetti negativi riscontrati in azienda, perché loro dovranno rimanerci. In secondo luogo è sempre bene tenere presente che il titolare potrebbe risentirsi, anche nonostante tutte le premure adottate, e chiedere l’allontanamento istantaneo dal lavoro.